Siamo alle porte del Gp delle Americhe di Austin, finalmente si cambia pagina dopo un Gp argentino che ha lasciato l’amaro in bocca per troppi motivi. Le decisioni incredibili della Race direction, la lite tra Rossi vs Marquez, la follia di Uccio che in un delirio di onnipotenza si traveste da Team Manager e prende le veci sia di Rossi che della Yamaha stessa. Una puzza insopportabile nella classe regina delle moto.
Ho provato ad analizzare a mente fredda gli avvenimenti che sono successi in Argentina. Ho scavato nel passato fino all’origine di tutto in quel lontano 2015, alla ricerca di una sentenza che mi permetta di archiviare definitivamente il caso e di voltare pagina. Partiamo quindi dagli inizi:
VALENTINO ROSSI DA GIOVANE

Il saluto di Rossi a Biaggi © Motogp.com
Chi ha avuto il piacere di vivere la carriera di Valentino Rossi sin dagli inizi, si ricorderà dei nove titoli mondiali e delle 115 vittorie in carriera. Ricordi indelebili e scolpiti nella storia del motociclismo. Mai nessun pilota ha avuto un seguito come quello di Valentino, che ha portato il motociclismo fuori dalla cerchia degli appassionati coinvolgendo tutti… anche coloro che di moto non ci hanno mai capito niente.
Nessuno però può dimenticare l’atteggiamento sbarazzino dei primi anni, Valentino incluso.
L’epoca del “this is racing” dove tutto era concesso, l’arte dello sbeffeggio praticata con maestria agli avversari di turno, le sportellate a Gibernau, Stoner, Lorenzo. Una carriera di battaglie combattute dentro e fuori dalla pista: tra i cordoli con talentuose manciate di gas, davanti ai microfoni con dichiarazioni mirate e frecciate al veleno. Tutte battaglie vinte, o quasi.
LA POSIZIONE DI POTERE

Valentino Rossi e Don Carmelo
Alcuni dicono che Valentino sta alla MotogGP come la MotoGP sta a Valentino. Valentino è considerato la pedina fondamentale di questo campionato e lo dicono gli ascolti, lo dicono i fans club dei tifosi sparsi in tutto il mondo. Lo pensa, anche se non lo dice, il buon Ezpeleta che deve a Rossi gran parte dei successi (leggi introiti) della Dorna. Fu proprio Carmelo che dopo la brutta parentesi in Ducati di Valentino, interferì con Yamaha per permettere il ritorno del campione di Tavullia nella casa dei diapason. Ed è sempre Ezpeleta che quest’anno ha aperto una finestra d’ingresso nella classe MotoGP esclusivamente per la VR46. Indizi che la dicono lunga sull’importanza e sul potere che regna intorno a Rossi. Un potere mai intaccato, fino ad oggi, da nessuno.
QUANDO I CAMBIAMENTI SPAVENTANO

Una vita in Moto
Difficile ricordarsi i profumi della valle, quando da anni sei in cima alla montagna. Valentino Rossi non vince un mondiale da nove anni, nonostante gli ottimi piazzamenti delle ultime stagioni. “Il secondo è il primo dei perdenti” diceva Enzo Ferrari ed è esattamente cosi che ragiona un pilota abituato a vincere come Valentino. Questo è stato il primo cambiamento che Rossi è stato costretto ad affrontare: non essere più il primo della classe.
Il tempo poi non si ferma, neanche per i campioni. Non fa sconti neppure a chi il tempo l’ha sfidato e combattuto per anni. Il contratto rinnovato per altre due stagioni con la Yamaha sembra a tutti gli effetti l’ultimo, a meno di clamorosi ripensamenti. Una longevità che ha pochi rivali nel mondo a due ruote, nessuno a livelli cosi alti. 39 anni compiuti il 16 febbraio, nel mondiale da 22 anni, l’inizio in minimoto risale a ben 30 anni fa quando di anni Valentino ne aveva 9. Una carriera strepitosa che è giunta alla sua fase finale.
Ho paura di smettere, è una cosa che mi spaventa. Un giorno sarà difficile trovare altro perché la MotoGP è tutta la mia vita. Dirigere la mia Academy sarà bello, ma non è la stessa cosa.
IL NEMICO E’ ALLE PORTE

tutto l’amore di Rossi per Marquez
Parliamo adesso di Marc Marquez. Il primo anno di Marquez in MotoGP si riassume in tre record stracciati: pilota più giovane ad aver fatto una pole position, ad aver vinto una gara, ad aver vinto il mondiale. Aggiungiamo anche il sorpasso su Valentino al cavatappi (clone Rossi Stoner) e la spallata a Lorenzo nel Gp di Spagna (clone Rossi Gibernau). Secondo anno di MotoGP e ancora record; replicate le 10 vittorie consecutive di Doohan e Agostini e superato Doohan con 13 vittorie stagionali. Numeri incredibili per Marquez, coltellate alla schiena per Rossi.
ROSSI vs MARQUEZ
Non ho mai creduto nella simpatia che scorreva nei primi anni di MotoGP tra Rossi e Marquez. Troppo simili tra di loro. Guardando Marquez mi sembra di ricordare Valentino da giovane: spregiudicato, talentuoso, sfrontato, a tratti arrogante. Due piloti dagli stili di guida diversi ma uniti nella stessa impetuosa determinazione di prevalere sugli altri, a qualsiasi costo, scorrettezze incluse.
Marquez sembra una specie di karma in carne ed ossa inviato per punire i peccati di gioventù di Rossi.
Immaginavo che, la prima volte che una strada dei due avesse incrociato l’altra, sarebbe successo qualcosa. E così è stato nel 2015. Un epilogo prevedibile, un epilogo già scritto.
L’ABITUDINE AL SUCCESSO
Chi è abituato a vincere e dominare la scena, vuole solo vincere e dominare la scena. La sete di vittoria non si sazia mai. Non c’è pensiero per i successi ottenuti in passato, si guarda solo ai successi da ottenere.
Al campione non piace condividere il suo piatto.
C’è una sorta di avidità di successo, un meccanismo intrinseco che si installa nelle rare e privilegiate menti dei campionissimi. Le dichiarazioni di Agostini, specialmente quando punzecchia Valentino, ne sono la conferma.
Chi ha scritto la storia non vuole essere scalzato dal trono e spera che dopo di lui ci sia un vuoto incolmabile. Per questo sono convinto che i fatti successi tra i due non hanno alterato il destino del loro rapporto: Valentino avrebbe odiato Marquez a prescindere.
Forse non l’avrebbe esternato al mondo. Forse l’avrebbe tenuto per se. Ma sono certo che, dentro Valentino, una punta di odio sarebbe stata sempre presente verso colui che sta bruciando le tappe e rischia di scavalcare i suoi successi.
E’ per questo che Rossi, Marquez e tutto il circus che ruota intorno alla motogp dovrebbero rilassare i toni: il destino è già stato scritto. Concludo con un consiglio ad entrambi i piloti: smettetela con queste litigate isteriche; non giovano a voi, non giovano alla MotoGP ma soprattutto non cambiano le cose… odiatevi in silenzio, ma state attenti al karma… Il karma non perdona…. Valentino lo sta imparando, Marquez lo imparerà.
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